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INTEGRAZIONE
EUROPEA
Uniformazione e interdipendenza completa in campo
economico, sociale e politico dei paesi aderenti alla Cee.
Rappresenta l'obiettivo dichiarato della Comunità. Vi si oppongono
consistenti ostacoli, ai quali si è cercato di opporre iniziative
come nel 1979 l'elezione a suffragio universale del parlamento europeo
e in seguito l'adeguamento di molte norme legislative nazionali alla normativa
Cee. Permangono, tuttavia, sostanziali differenze che implicano ritardi
nel processo di unificazione. Le differenti politiche fiscali, per esempio,
creano disarmonie tra i paesi membri e conducono a un'alterazione dei
meccanismi dei prezzi e dei consumi e della convenienza dell'investimento,
rendendo vano il principio della mobilità del lavoro e dei capitali.
Tale principio urta anche contro le differenti politiche economiche, più
o meno decise a combattere l'inflazione. Ma sono soprattutto gli squilibri
regionali intracomunitari a causare le maggiori disarmonie. Gli stati
forti si sono spesso opposti a manovre compensative che favoriscano i
paesi deboli, senza contare la difficoltà di adottare criteri uniformi
di compensazione. La piena integrazione è dunque legata al riequilibrio
di questi fattori, pena il perdurare di una comunità europea divisa
in due, con il rischio di appronfondire gli squilibri già esistenti.
Vedi anche Maastricht, trattato di.
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